24 luglio 2023, La Repubblica,

L’accordo sul grano siglato il 22 luglio dello scorso anno sotto l’egida delle Nazioni Unite è stato definitivamente affossato da Vladimir Putin che ha annunciato la fine della partecipazione della Russia al programma implementato negli ultimi dodici mesi da Ucraina e Turchia. Le proteste del Segretario Generale Antonio Guterres sono cadute nel vuoto nonostante gli indubbi successi ottenuti dalla “Black Sea Initiative”: 33 milioni di tonnellate di grano partite dai porti ucraini di Odessa, Chornomorske e Yuzhny/Pivdennyi verso le aree del mondo in maggiore difficolta alimentare: Afghanistan, corno d’Africa, Yemen, ma anche Egitto, Libia e diversi paesi europei.

La scelta della Russia rappresenta un colpo rilevante alla sicurezza alimentare, già fortemente compromessa da cambiamenti climatici, guerre e costi in aumento dell’energia.

Prima del conflitto, l’Ucraina era in grado di esportare alimenti sufficienti a sfamare oltre 400 milioni di persone: ogni mese dai porti del Mar Nero, partivano 5 milioni di tonnellate di grano e olio di semi di girasole in particolare verso il sud del pianeta.

Per completare l’opera, il regime russo ha ordinato poi nelle ultime quattro notti il più esteso attacco missilistico sulle infrastrutture portuali e sui magazzini alimentari di Odessa, provocando la distruzione di oltre 60.000 tonnellate di grano e in più ha dichiarato di ritenere obiettivi militari legittimi le navi mercantili che tentassero di forzare il blocco navale nel Mar Nero.

La fine del programma comporta dunque il ritiro di ogni garanzia di sicurezza per la navigazione delle navi mercantili, la chiusura del corridoio umanitario marittimo e la cessazione delle attività del Centro di coordinamento di Istanbul, nato per monitorare l’attuazione dell’accordo….. continua la lettura su La Repubblica

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