14 ottobre 2022, La Repubblica,
Non si ferma la rivolta in tutto l’Iran e ad oggi sono già 185 i morti negli scontri fra manifestanti e polizia e fra questi 20 sono minorenni. Secondo l’Ong Human Rights Initiatives in Iran, che sta monitorando la situazione sul terreno, le proteste hanno oramai raggiunto tutto il paese con oltre 342 manifestazioni in 105 città, 68 università e ben 31 province coinvolte.
Sono passati venticinque giorni dalla morte di Mahsa Amini, la ragazza iraniana nata 22 anni fa nella città curda di Saqqez e uccisa brutalmente dalla polizia della morale perché portava il velo in modo “non appropriato”, e da allora tutto è cambiato: decine migliaia di ragazze non hanno più paura ed ogni giorno sfidano i pasdaran agitando il velo per chiedere libertà civili e politiche e la fine del regime degli ayatollah. Pochi giorni fa gli operai delle grandi raffinerie di Asalouyeh nel golfo Persico, e sito del più grande giacimento di gas naturale del mondo, si sono uniti alla protesta, rafforzandola ulteriormente.
E mentre i Guardiani della Rivoluzione e le Milizie Basij reprimevano con violenza i giovani e le donne nelle strade di Teheran, l’esercito attaccava con droni e missili le basi dei dissidenti curdi iraniani, fuggiti al di là della frontiera nelle Regione del Kurdistan Iracheno.
Della rivolta in corso e del futuro dell’Iran, ne parliamo con Mustafa Hijri, leader del Partito Democratico del Kurdistan Iraniano in esilio a Koy Saniaq nel lato iracheno della vasta regione curda.
Qual’è la differenza sostanziale fra la rivolta in corso in Iran e quelle precedenti?
L’uccisione della ragazza curda Zhina (Mahsa) Amini ha provocato una rivolta con pochi precedenti per la sua diffusione e per la sua natura. Il regime islamista di Teheran è diventato sempre più opprimente, estremista, intollerante e divisivo.
Sono aumentate le persecuzioni nei confronti di donne e dissidenti e sono cresciute ineguaglianze sociali, povertà e disoccupazione. E’ anche aumentata la discriminazioni nei confronti delle minoranze etniche Arabe, Turkmene, Baluche e Kurde. Oltre alla corruzione sistemica del regime, la Repubblica Islamica ha anche svuotato le casse dello stato finanziando diversi gruppi terroristi in tutto il Medio Oriente: da Hezbollah, alle milizie sciite in Iraq, al sostegno di Bashar al-Assad in Siria.Tutto ciò ha provocato una miscela esplosiva e i giovani e le donne hanno capito che questo regime non è più riformabile. Per questo chiedono libertà, uguaglianza di genere, democrazia e giustizia. Questa rivolta non si limita a qualche richiesta economica, vuole la fine della Repubblica Islamica… continua la lettura su La Repubblica