30 aprile 2023, La Repubblica,

Al-Hasakah (Rojava, Siria). La frontiera fra la regione del Kurdistan iracheno e il Rojava è aperta solo tre giorni a settimana. Non è riconosciuta nè dalla Siria, nè dall’Iraq ed è l’unica gestita esclusivamente da due entità curde: il governo della Regione Curda Irachena e l’Amministrazione del Nord e dell’Est della Siria. C’è un’unica bandiera che sventola: quella bianca, rossa e verde, con il sole al centro dell’agognato Kurdistan, la più grande nazione senza stato, divisa oggi fra Turchia, Syria, Iran e Iraq. I peshmerga di Erbil da una parte del fiume Tigri e quelli delle Syrian Democratic Forces dall’altra controllano documenti e bagagli dell’unico accesso possibile per gli oltre cinque milioni di siriani che vivono in Rojava. Siamo alla frontiera di Semalka, vicino a Faysh Khabour, un piccolo villaggio di pescatori yazidi e assiri. Attraversato il ponte militare galleggiante si entra in Rojava dove si combatte ancora tutti i giorni contro l’ISIS e per la sicurezza dell’Europa. 

La nostra sicurezza in Rojava è garantita dalle forze guidate dal generale Mazloum Abdi Kobane, l’esercito di 100.000 combattenti delle Syrian Democratic Forces, sostenuti dalle forze della Coalizione Globale contro l’ISIS, ancora qui presente sul campo con un migliaio di soldati delle forze speciali statunitensi. In meno di un’ora raggiungiamo Qamishlo a ridosso del muro di novecento chilometri costruito dalla Turchia di Erdogan, non certo per contrastare l’ISIS, ma per separare il proprio territorio dalle forze curde di YPG e YPJ, considerate troppo contigue ai guerriglieri curdi turchi del PKK.

Due elicotteri russi volano a bassa quota lungo la frontiera e passano sopra le nostre teste: sono il frutto degli accordi di Sochi del 2019 fra Assad, Erdogan e Putin. “In base a questo accordo le forze russe sono state dispiegate lungo il confine turco-siriano con una funzione di interposizione fra noi e l’Esercito di Ankara -spiega il Gen.Mazloum Abdi Kobane, la più alta autorità militare delle Syrian Democratic Forces- anche se la guerra fra Russia e Ucraina ha ridotto di molto l’attenzione di Mosca nell’area”. Il gen.Mazloum è da poco sfuggito ad un attentato a Suleymaniyya con un attacco di droni dell’esercito turco. Nel convoglio in cui viaggiava c’erano anche tre ufficiali statunitensi. La Turchia ha negato, ma tutte le informazioni di intelligence puntano sull’esercito di Erdogan… continua la lettura su La Repubblica

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