5 dicembre 2022, La Repubblica

L’Iran ha abolito la polizia della morale. L’annuncio è stato dato questa mattina dal procuratore generale Mohamad Jafar Montazeri, parlando a Qom, in un incontro con il clero. Dopo due mesi di rivolta popolare, 400 morti e 14.000 manifestanti incarcerati, l’annuncio rappresenta una prima crepa nel muro della teocrazia iraniana. Ora la strada per l’abolizione del velo obbligatorio è aperta e lo stesso procuratore è costretto ad ammettere che alcune “regole rigide” potrebbero essere circoscritte alla sola città di Qom, la città santa per il credo sciita.

L’annuncio del procuratore generale apre un nuovo capitolo per il regime degli ayatollah che non riesce più a contenere la fortissima voglia di cambiamento che emerge da ampi settori della società. “Donna, vita, libertà” è lo slogan gridato mille volte da milioni di manifestanti che sta facendo tremare le mura anacronistiche della dittatura degli Ayatollah e che potrebbe aprire la strada ad un cambio di regime in Iran.

Era lo scorso 16 settembre quando la ventiduenne curda Masha Amini fu bloccata a Teheran da una pattuglia della polizia morale che la arrestò soltanto perché portava il velo in modo “non appropriato”. Una volta in caserma è stata torturata e percossa fino alla morte e la sua foto in coma in un letto d’ospedale e la sua morte dopo soli due giorni hanno fatto esplodere il paese.

Il suo tragico destino è condiviso da quelle migliaia di donne oggi incarcerate in Iran solo per essersi levate il velo o per avere partecipato da una manifestazione di protesta. Il voto quasi unanime del parlamento iraniano che ha chiesto la condanna a morte per tutti manifestanti incarcerati, ci dice però il muro da abbattere è ancora solido….. continua la lettura su La Repubblica

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