11 agosto 2022, La Repubblica,
Leh (India) C’è una nuova cortina di ferro sull’Himalaya che separa la Repubblica Popolare Cinese dall’India. Si tratta di 3.800 km lungo la catena montuosa più alta del pianeta, diventati negli anni un nuovo limes non soltanto fra i due Paesi più popolati al mondo, ma una vera e propria faglia geopolitica nella quale il crescente confronto fra democrazie e autocrazie potrebbe tradursi in un conflitto aperto.
Si tratta di un confine fra i 4.000 e i 5.000 metri di altitudine che parte dal Nord-Est dell’India nello stato dell’Arunachal Pradesh. La Cina rivendica tutta la regione, che nella cartografia ufficiale di Pechino viene arbitrariamente definita “Zangnan”, il “Tibet del Sud”. Al di là della frontiera Xi Jinping ha da poco inaugurato il cantiere della nuova linea ferroviaria che collegherà Lhasa a Chengdu. Si tratta di 1.740 km di rete ferroviaria in alta quota, con centinaia di viadotti e gallerie e con una doppia scommessa geopolitica: integrare in modo definitivo il Tibet occupato nella madrepatria, permettendo rapidi spostamenti di merci, persone e forze armate e sostenere i mastodontici progetti idroelettrici lungo il corso del fiume Brahmaputra. Ma il vero confronto fra i due Paesi si svolge ancora più a occidente, in Ladakh, dove dal 2020 si assiste ad un intenso build-up militare culminato il 15 giugno di due anni fa in scontri armati nei quali hanno perso la vita venti soldati indiani e un numero mai dichiarato di soldati cinesi…. continua la lettura su La Repubblica