25 aprile 2021, La Repubblica,
Leonid Volkov, 40 anni è “chief of staff” di Alexei Navalny, nonché il coordinatore nazionale della rete capillare di oltre quaranta uffici, da San Pietroburgo a Vladivostok, che fa riferimento al leader dell’opposizione democratica russa. Da due anni dirige le operazioni politiche e coordina le campagne di Navalny dal suo ufficio di Vilnius in Lituania. In questa intervista esclusiva per La Repubblica ci parla del futuro di Navalny, della Russia, dei rapporti con l’Europa.
Migliaia di russi hanno nuovamente sfidato il regime per chiedere la liberazione di Alexei Navalny. Ci può raccontare cos’è successo?
Ci sono state manifestazioni in oltre 150 città della Russia. A Mosca la partecipazione è stata la di là delle nostre aspettative con oltre 60.000 partecipanti, che con grande coraggio hanno sfidato i divieti rischiando botte, denunce e arresti.
Oggi abbiamo un’organizzazione politica molto diffusa in tutta la Russia e accanto a chi ha il coraggio di scendere in piazza ve ne sono centinaia di migliaia di altri che condividono le denunce della Fondazione Anti-Corruzione e la nostra proposta politica.
Ma non siete ancora un partito politico….
Tutti i sondaggi ci attribuiscono un consenso nazionale intorno al 20%, facendo di noi la seconda forza politica del paese dopo il partito di Putin, Russia Unita. Ma non possiamo registrare un partito, né partecipare alle elezioni nazionali per la Duma (il Parlamento ndr) ed a quelle locali.
E nonostante un controllo assoluto dei mezzi di informazione, il partito di Putin raggiunge soltanto il 27% dei consensi. Solo Internet è ancora parzialmente libera, ma anche qui la libertà si sta progressivamente riducendo.
Quali sono le condizioni di salute di Alexey Navalny?
Ha iniziato lo sciopero della fame quando sono emersi problemi neurologici gravi di origine ignota (forti dolori alla schiena e assenza di sensibilità alle gambe)… continua a leggere su La Repubblica.