29 dicembre 2022, La Repubblica
La Repubblica Popolare Cinese ha perso la battaglia contro il Covid 19 e in queste ore sta ricommettendo gli stessi errori del dicembre del 2019 quando, nella città di Wuhan, iniziò a circolare una polmonite con un tasso estremamente sospetto di ospedalizzazioni e di morti
Oggi, come allora, anziché comportarsi da attore responsabile sulla scena globale, la Cina ripropone una gestione opaca, non trasparente e pericolosa della pandemia, mettendo nuovamente a rischio l’intero pianeta.
Tre anni fa a Wuhan le autorità cinesi negarono l’esistenza di un nuovo virus, incarcerando i medici coraggiosi che lanciavano allarmi sui social, denunciando gli elevatissimi rischi di contagio e l’aggressività del virus stesso. Uno di loro, Li Wenliang, venne addirittura arrestato per “diffusione di notizie false e procurato allarme”, per poi morire di Covid da lì a poco.
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Dopo avere fallito nella gestione violenta e autoritaria dei lockdown infiniti, che hanno sequestrato milioni di cittadini e fatto crollare l’economia, il regime si è reso conto che i virus non si sconfiggono con il manganello e le manette, ma con l’innovazione, la ricerca scientifica e il pieno coinvolgimento della popolazione.
Le migliaia di video con le forze dell’ordine in tuta bianca che picchiano civili inermi resteranno consegnate alla storia come testimonianza di un regime in pieno cortocircuito, incapace di comprendere i vantaggi di una società aperta nella gestione di crisi complesse.
Le decine di morti per l’incendio scoppiato a Urumqi, in un condominio sigillato per l’ennesimo lockdown, e le rivolte popolari contro la brutale e assurda politica “zero-Covid” hanno costretto Xi Jinping a cambiare rapidamente rotta, annullando i divieti e scommettendo fuori tempo massimo su un’improbabile immunità di gregge…. continua a leggere su La Repubblica