31 marzo 2023, La Repubblica,

Si è concluso ieri il secondo “Summit per la Democrazia” promosso dal presidente Joe Biden che, insieme ai paesi co-promotori di Corea del Sud, Zambia, Olanda e Costa Rica, ha riunito a Washington DC ed in collegamento virtuale 120 presidenti e primi ministri delle democrazie di ogni continente.

Il primo Summit si era tenuto nel dicembre del 2021 in un mondo ancora scosso da una crisi pandemica senza precedenti e da una globalizzazione minacciata da un susseguirsi di crisi globali: finanziarie, economiche, climatiche.

Ma l’inizio degli anni venti del nuovo secolo registrava anche una nuova forma di recessione: per la prima volta dalla fine della Guerra Fredda si era interrotto quel processo, che pareva inarrestabile, di pacifica diffusione della democrazia e dello stato di diritto.

La storia era tutt’altro che “finita”, ma si era incamminata lungo percorsi insidiosi e imprevedibili: una nuova “recessione democratica” irrompeva con forza nella storia del tempo presente. La nuova assertività di Russia e Cina con la china sempre più totalitaria impressa da Vladimir Putin e Xi-Jinping; l’esportazione dell’autoritarismo cinese in Africa e nel “sud globale” con il progetto della nuova Via dell Seta; il colpo di stato di Lukashenko in Bielorussia; la svolta autoritaria e islamista di Erdogan in Turchia; il “nuovo” corso in Iran dell’ultraconservatore Ebrahim, sono stati alcuni degli elementi che hanno connotato la nuova stagione di arretramento della democrazia nel mondo.

Da lì a poco la Russia avrebbe invaso l’Ucraina riportando la guerra nel cuore dell’Europa e costringendo la comunità delle democrazie a forme più evolute di coordinamento politico, istituzionale e militare.

Questo è il clima che si respirava nelle giornate del secondo Summit delle Democrazie: la sfida delle autocrazie può essere vinta giocando non soltanto in “difesa”, ma riprendendo contemporaneamente il cammino della promozione e della diffusione delle libertà e dei diritti su scala globale… continua la lettura du La Repubblica

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