28 giugno 2018, La Stampa,

Madeleine Albright, ambasciatore Usa alle Nazioni Unite e prima donna Segretario di Stato durante la Presidenza Clinton, incarna quella tradizione democratica che da Woodrow Wilson in poi, ha fatto della difesa della democrazia e della lotta ai totalitarismi la propria stella polare.

Ed alla  età di 80 anni con il volume “Fascism. A Warning”, da poco pubblicato da HarperCollins, ha sentito il bisogno di lanciare appunto un “warning”, un avvertimento.

E per farlo inizia il testo con una citazione di “Primo Levi”: “Ogni tempo ha il suo fascismo […], a questo si arriva non solo col timore dell’intimidazione poliziesca, ma anche negando o distorcendo l’informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo in molti modi la nostalgia per un mondo in cui regnava sovrano l’ordine……”

“Il giorno che il fascismo ha cambiato il corso della mia esistenza avevo da poco imparato a camminare -ricorda la Albright- quando il 15 marzo del 1939 i nazisti invasero il mio paese, la Cecoslovacchia”.

Fu così che Madeleine Albright si rifugiò, insieme alla sua famiglia a Londra durante tutto il secondo conflitto mondiale. Finita la guerra, torna a Praga da dove è costretta nuovamente alla fuga nel 1948 quando la democrazia cecoslovacca venne abbattuta dal regime comunista.

A soli undici anni arriva negli Usa e la sua famiglia le racconterà solo qualche anno più tardi che cosa si erano lasciati alle spalle: tre nonni su quattro e un numero imprecisati di zii, zie e cugini annientati dall’Olocausto.

Il testo è un lungo e appassionante viaggio lungo l’ascesa del fascismo in Italia e del nazismo in Germania e la Albright registra oggi un clima internazionale simile a quello vissuto dall’Europa e dal mondo degli anni ‘20 e ’30: un America  in ritirata dalla scena globale ed un’Europa scossa da impoverimento del ceto medio, disoccupazione e da una costante paralisi e instabilità politica.

Nota poi come simili dinamiche siano state alla base dell’ascesa di molti nuovi satrapi e leader illiberali: da Victor Orban in Ugheria, a Chavez e Maduro in Venezuela, fino a Rodrigo Duterte nelle Filippine.

Il suo viaggio nella storia recente delle autocrazie procede con Vladimir Putin, Xi-Jinping e Kim-Jong Un.

E naturalmente riflette anche sulla nuova presidenza di Donald Trump: “Non è un fascista, ma è certamente il presidente meno democratico della storia moderna” argomenta la Albright, “ gli attacchi alla stampa, al sistema giudiziario, una retorica sempre conflittuale (“us-versus-them”), rischiano di indebolire la democrazia americana”.

E i dati di Freedom House e del “Economist’s Democracy Index” danno ragione all’ex Segretario di Stato: “Sono i 72 paesi del mondo con libertà limitata e il trend democratico è per la prima volta dalla stagione post guerra fredda in declino”

“La tentazione di chiudere gli occhi ed aspettare che il peggio passi è forte -prosegue la Albright- ma la storia ci dice che la libertà per sopravvivere deve essere difesa”.

Le democrazie liberali devono agire nuovamente con coraggio sulla scena internazionale, come i fecero gli Usa dopo la Seconda Guerra Mondiale prima con il Piano Marshall, poi con la Nato, infine guidando la nascita delle grandi istituzioni multilaterali (Fmi, Banca Mondiale, ecc… ).

Per la Albright la soluzione è dunque un occidente meno remissivo.

E ricorda il caso della  Bosnia e del Kosovo, quando la guerra scatenata da Slobodan Milosevic aveva già prodotto massacri indiscriminati di centinaia di migliaia di civili. In nome del diritto all’ingerenza umanitaria, i  paesi liberi decisero di non considerare più la “sovranità nazionale” un totem intoccabile e così, per la prima volta dalla sua nascita, la Nato promosse un intervento bellico per interrompere la mattanza bosniaca.

Ma ciò che la Albright vuole evitare in ogni modo è il ripetersi della “Sindrome di Monaco”, quando nel 1938 in nome dell’Appeasement” le democrazie europee lasciarono mano libera a Hitler nell’invadere la Cecoslovacchia.

E l’alternativa all”appeasement” è soltanto  riprendere quel cammino interrotto di difesa dei diritti e delle libertà ovunque essi siano minacciati.

Madeleine Albright lancia un avvertimento: le democrazie sono sotto attacco in tanti paese, ma le nuove autocrazie e i regimi autoritari posso essere battuti.

Insomma l’America torni a fare l’America e l’Occidente torni a fare l’Occidente,  rafforzando, difendendo e promuovendo i suoi beni più preziosi: democrazia, libertà e diritti.

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