novembre 2021, La Repubblica,
Fiamma Nirenstein ha scritto il libro “Jewish Lives Matter” nei giorni successivi all’ennesima aggressione subita da Israele con il lancio di migliaia di razzi dalla Striscia di Gaza verso la popolazione civile, lo scorso mese di maggio.
Un libro scritto “di getto” a Gerusalemme, fra una sirena ed una corsa al più vicino rifugio.
Il titolo è efficace e mette in chiaro, fin dalle prime battute, che la tragedia dell’antisemitismo, che ha profondamente segnato tutto il Novecento, non solo non è conclusa, ma si è evoluta ed è mutata in qualcosa di nuovo, insidioso e pericoloso.
Per prima cosa l’antisemitismo si è definitivamente sovrapposto all’antisionismo: l’odio per gli ebrei è diventato odio sistematico per lo stato di Israele, che, per i suoi crescenti detrattori, non solo non ha diritto di difendersi e di vivere in sicurezza, ma non ha diritto di esistere.
Fiamma Nirenstein coglie però un passaggio in più e ci racconta di come l’antisemitismo abbia allargato ulteriormente i propri confini: non è più solo prerogativa della residuale sottocultura neo-fascista e neo-nazista (mai scomparsa però e che riemerge nella goffaggine sciagurata di quel candidato a sindaco di Roma che ci ha tenuto a farci sapere che ricordiamo troppo la Shoah solo perché gli ebrei controllano la finanza mondiale…), ma neanche più soltanto programma politico del jihadismo internazionale nelle sue varie declinazioni.
C’è un passaggio ulteriore che Fiamma Nirenstein è fra i primi a cogliere e svelare: la descrizione di Israele come uno stato “oppressore” nel quale è stato insediato un regime di “apartheid”. Israele come il Sudafrica e gli ebrei i nuovi “suprematisti bianchi”
Un “mondo alla rovescia”, dunque, nel quale l’unica democrazia del Medio Oriente diventa uno stato di apartheid e i terroristi di Hamas dei novelli Nelson Mandela…. continua la lettura su La Repubblica